Francesco Leoni (per concorso), 1937-1939
1939-1969
Piazza Cesare Beccaria, 1; Piazza XX Settembre - Forlì
Si dovette attendere diversi anni per vedere completato il Palazzo di Giustizia. I lavori cominciarono nel 1939, subirono dei rallentamenti e poi una vera e propria interruzione a causa della Seconda guerra mondiale, per poi essere ripresi e completati nel 1969. Nonostante le diverse modifiche apportate negli anni, la dimensione e la struttura del palazzo rispondono al progetto iniziale di Francesco Leoni, che ne stabilì i caratteri principali sulla base della monumentalità imposta dal Palazzo di Giustizia realizzato da Marcello Piacentini a Milano.
L’edificio, inserito in una zona residenziale preesistente ed esteso per ben due isolati, risulta piuttosto fuori scala rispetto allo sviluppo urbano circostante.
La costruzione di imponenti palazzi di giustizia nel centro cittadino significava per il programma politico fascista penetrare nel cuore della città e della popolazione con un simbolo di giustizia, controllo ed efficienza statale. In questa visione va spiegato il concorso del 1937 per stabilire paternità e aspetto del Palazzo di Giustizia della città di Forlì.
Proclamato vincitore il disegno di Francesco Leoni, cominciò un lungo e complesso iter. Per fare spazio al nuovo maestoso edificio statale si dovette intervenire in maniera molto significativa sul tessuto urbano circostante: piazza XX Settembre, sulla quale si affaccia San Mercuriale, venne ampliata, e su quella che era una stretta e antica via venne realizzata la nuova piazza Cesare Beccaria.
In seguito le difficoltà imposte dagli eventi bellici impedirono la conclusione dei lavori prima dello scoppio della guerra, che si conclusero solo nel 1969 con numerose varianti rispetto al progetto iniziale.
Nel Palazzo di Giustizia di Forlì si ritrovano molti elementi comuni ad altri palazzi di giustizia costruiti nello stesso periodo, primo fra tutti l’impianto a pianta rettangolare. Il modello edilizio venne del resto visionato sia dai tecnici del governo centrale sia da quelli delle autorità forlivesi, per accertarsi che rispondesse alle direttive statali recentemente imposte.
I lunghissimi tempi di realizzazione, gli imprevisti bellici e la caduta del fascismo determinarono una serie di cambiamenti rispetto al disegno originale. Nelle intenzioni di Leone la bicromia delle facciate doveva essere garantita dalla parte basamentale in porfido unita al rivestimento in ceppo lombardo, ma in un secondo momento si preferì le più modeste lastre di travertino alternate a intonaco bianco e mattoni. Una grande parte degli apparati decorativi previsti per l’interno non vennero mai realizzati perché fortemente ispirati all'ideologia fascista. Ulteriori modifiche riguardarono le finestre circolari, inizialmente immaginate per la facciata; così come la scelta di materiali più umili per gli interni, quasi a voler ridimensionare la monumentalità dell’edificio.

Il Palazzo di giustizia di Forlì è ancora la sede del Tribunale e degli uffici giudiziari, attualmente in fase di restauro, per il suo valore architettonico è una delle più interessanti costruzioni realizzate durante il Ventennio fascista.
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