Edilizia

Villino Lombardi

Progetto di

Federico Trombacco, 1937

Anno di costruzione

1937

Indirizzo

Viale Roma, 57 - Forlì

In breve

Nel 1935 a Forlì e in molte altre città venne approvato un nuovo piano regolatore: l’edilizia privata visse un momento di grande fermento, e uno degli esempi architettonici più interessanti, e ancora oggi visibile a Forlì, lo si deve a Guido Lombardi.

Guido Lombardi era un ragioniere forlivese partito per l’Africa nel 1932, che in Somalia aveva fatto fortuna e aperto un’azienda chiamata «Romagna». In procinto di sposarsi con Chiara Todeschini, appartenente a una famiglia alto borghese di Forlì, decise insieme alla fidanzata di costruire la loro futura casa. Il progetto venne affidato a Federico Trombacco, che realizzò una residenza monofamiliare di impianto estremamente all’avanguardia e in linea con la moderna architettura razionalista italiana.

Nascita

Guido Lombardi e Chiara Todeschini acquistarono per 500.000 Lire un terreno in una zona verde circondata da orti appena fuori città, e commissionarono il progetto di una casa «dalle ampie finestre e dotata di numerosi bagni». La coppia assistette solo all’avvio dei lavori perché presto ripartì per l’Africa. Il villino venne concluso nello stesso 1937 in assenza dei proprietari, che ne presero realmente possesso solo nel dopoguerra.

Luogo

L’edificio, realizzato in cemento armato, è rialzato rispetto al terreno e si sviluppa su tre livelli, presenta una copertura piana e murature con grandi aperture. La facciata si distingue per le finestre a nastro e gli elementi curvilinei e per i materiali più tradizionali, quali pietra mattone e intonaco, che convivono con quelli più moderni.

In realtà l’elemento che davvero contraddistingue questa residenza sono un grande blocco curvilineo finestrato sul lato destro della facciata e un ampio vano scale che sporge oltre il fronte posteriore ed è anch’esso illuminato da una grande finestra a nastro verticale.

 L’ingresso principale è su un piano terrazzato al quale si accede da una breve scalinata; il piano terrazzato si sviluppa tutt’intorno al perimetro curvilineo dell’edificio, e insieme al volume cilindrico in corrispondenza del soggiorno formano una sequenza discendente di linee ricurve che danno una forte plasticità alla costruzione. La superficie esterna delle murature è realizzata in tre diversi materiali: il basamento viene realizzato in finto travertino, per il piano rialzato viene utilizzato il mattone faccia a vista, mentre il piano superiore viene rivestito con un intonaco a finitura ruvida color giallo ocra. Le finestre sono incorniciate da lastre di travertino. Ognuno di questi materiali ha una sua colorazione particolare che corrisponde ai colori tipici di quel periodo.

Se l’esterno presenta interessanti elementi di novità, l’interno risponde a una distribuzione degli spazi più tradizionale, con ambienti molto frazionati divisi da pareti continue. Nella sua progettazione originaria ogni piano aveva una funzione specifica: il livello interrato ospitava i locali di servizio, il piano rialzato era destinato alla zona giorno, mentre la zona notte occupava tutto il primo piano.

Durante la Seconda guerra mondiale, la casa, che non era mai stata abitata, venne occupata dalle truppe polacche e inglesi, e anche qui, come in altre ville della città, i militari avevano installato la cucina da campo in soggiorno, rovinando il pavimento originale. Nel dopoguerra, rientrati dall’Africa, i coniugi Lombardi ripristinarono il villino e nei primi mesi del dopoguerra ospitarono alcune famiglie di amici e conoscenti sfollati.

Nel 2000, la famiglia Boni decise di dividere la casa, ormai troppo grande per le loro reali esigenze. Il progetto venne affidato agli architetti Lucchi e Pistolesi che lavorarono insieme per la prima volta ed elaborarono un progetto per il restauro della facciata esterna e la divisione degli spazi interni in due unità abitative indipendenti.

Villino Lombardi, veduta parziale dell'ingresso

Oggi

Attualmente la casa è divisa in due unità separate; la famiglia Boni abita ancora qui e per quanto abbia cercato di preservare il valore originario del villino ha necessariamente apportato alcune modifiche, per esempio uno dei bagni da 20 mq è diventato una camera da letto, e la parte che era adibita a servizi, garage e cantine, è stata completamente ristrutturata e trasformata in un appartamento.

Per approfondire

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