Edilizia

Case Popolari – Via Marsala

Progetto di

Ufficio del Genio Civile, 1935-1937

Anno di costruzione

1936-1939

Indirizzo

Via Marsala, 7 - Forlì

In breve

Negli anni Trenta del Novecento a Forlì si avvicendarono grandi cambiamenti. La volontà fascista di trasformare la città in una esemplare «piccola Roma» richiese da una parte la costruzione di grandi edifici monumentali, che sorsero in quegli anni lungo viale XXVIII Ottobre, oggi viale della Libertà, dando vita al cosiddetto «Quartiere di Fondazione», dall’altra la bonifica e il risanamento delle zone meno salubri.

In questo secondo obiettivo si inserisce il restauro del quartiere di piazza del Carmine e la costruzione della palazzina di Case popolari sita nell’attuale via Marsala. In questa costruzione venne impiegata molta cura e, con il suo imponente prospetto, oggi l’edificio di via Marsala è l’unico elemento monumentale che si affaccia sulla piazza.

Nascita

Il quartiere di piazza del Carmine era uno dei più poveri e malsani della città; l’attuale via Marsala al catasto Gregoriano era chiamata Contrada Miseria, per questo, insieme ai quartieri Schiavonia e San Martino, fu oggetto di un radicale restauro.

Nel 1936 il progetto di risanamento venne approvato e inserito nel piano regolatore. L’area destinata al nuovo edificio era occupata da numerosi orti e si trovava proprio al limite tra il nucleo edificato della città e le zone coltivate che sorgevano tra questo e le mura cittadine. Il piano di intervento era molto ampio e prevedeva la realizzazione di ben tre edifici che avrebbero fatto da quinta scenografica per una nuova grande piazza destinata al mercato e che avrebbe sostituito i «miseri abituri e case in rovina», come li avrebbe definiti «Il Popolo di Romagna» qualche anno più tardi.

Luogo

Nel 1936 il progetto del primo edificio era pronto: non sappiamo chi fosse il progettista, probabilmente un gruppo di tecnici del Genio Civile. Come per le Case INCIS di viale della Libertà, questi alloggi non erano progettati come un semplice edificio dormitorio: la presenza di una corte centrale e di spazi destinati a ospitare negozi al pianterreno li rendeva un luogo di vicinato, un piccolo quartiere dove ci si aspettava che potesse svilupparsi una comunità.

I lavori per la costruzione del primo edificio vennero presto appaltati e cominciarono i primi espropri e le prime demolizioni. Dopo un paio di anni, nel 1939, il primo edificio era concluso e pronto per essere abitato. A giugno, «Il Popolo di Romagna» pubblicò un articolo per annunciare il completamento dei lavori dove si diceva che «l’enorme scarsità di alloggi ha fatto sì che gli appartamenti fossero presi d’assalto e interamente occupati o prenotati ancor prima dell’ultimazione dei lavori, ma non altrettanto può dirsi dei negozi che si affacciano sul loggiato decoroso ed amplissimo».

La qualità degli edifici era alta e anche i dettagli vennero realizzati con molta attenzione. Il prospetto ha un aspetto monumentale coronato da un ampio cornicione, e il grande colonnato ricorda quello progettato da Cesare Valle per l’Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale in corso della Repubblica. Anche l’interno dell’edificio si distingue per un attento studio architettonico: il vano scale presenta un pianerottolo di arrivo stondato, che crea un impatto estetico particolare e conferisce una chiara identità all’edificio. Nel cortile si trova una piccola casa che era destinata al custode, responsabile della pulizia delle scale e degli spazi comuni.

Tra il 1940 e il 1944, con il sopraggiungere della guerra, i lavori di risanamento si interruppero e non vennero più ripresi. Il progetto per la creazione di una grande piazza per il mercato rimase incompiuto: quella che oggi si chiama piazza del Carmine venne destinata a mercato, ma non assunse mai le dimensioni previste dal progetto iniziale.

Nel dopoguerra, gli inquilini di queste nuove case popolari non erano persone in estrema difficoltà economica, come quelli che abitavano le cosiddette «case popolarissime», per esempio quelle di via Andrelini, si trattava piuttosto di famiglie di dipendenti statali, musicisti, artigiani, commercianti. Gli spazi destinati ai negozi vengono presto affittati. Una bottega di frutta e verdura, una latteria, un sarto e un falegname offrirono per anni i loro servizi e i loro prodotti agli inquilini delle case di via Marsala.

Per rispondere alle nuove esigenze, negli anni Cinquanta venne aggiunto un piano a un’ala dell’edificio: la cosiddetta sopraelevazione, che venne destinata alle famiglie di impiegati di banca.

Marsala_cortile

Dal 2014 le case di via Marsala sono gestite da ACER, Azienda Casa Emilia-Romagna, che si occupa dei lavori di recupero e manutenzione, mantenendo gli elementi architettonici originali.

Oggi

Attualmente gli alloggi sono messi a disposizione con un affitto calmierato a persone e famiglie in difficoltà economica. Recentemente gli abitanti delle case sono stati coinvolti in un progetto di Ex ATR, Linee di rigenerazione, e gli spazi della corte sono stati ripuliti e attrezzati con la collaborazione degli studenti della facoltà di Architettura di Cesena.

Per approfondire

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